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Gen 31 2018

Capire e misurare la trasformazione digitale

In un mondo in cui la sopravvivenza delle aziende è sempre più a rischio ed in cui dati CapGemini rivelano che il 52% delle società appartenenti alla classifica Fortune 500 (la lista dei primi 500 gruppi economici mondiali) dal 2000 ad oggi è scomparso per bancarotta, acquisizione o chiusura, cambiamento e adeguamento di modelli operativi e processi aziendali sono fondamentali per il successo e per la sopravvivenza delle aziende.

Gli investimenti in trasformazione digitale non bastano

Sempre più organizzazioni ritengono che sia sufficiente investire e spendere in tecnologia affinché le iniziative di digital transformation portino risultati. Eppure, nonostante le stime IDC rivelino che gli investimenti in trasformazione digitale stimati a livello mondo per il 2019 saranno di $1,7 trilioni (con un incremento del 42% rispetto al 2017) una ricerca IBM rivela che l’84% delle iniziative di digital transformation fallisce.

Perché?

La prima ragione risiede nel fatto che spesso si pensa che la trasformazione digitale richieda soltanto ingenti investimenti in tecnologia. La tecnologia è certamente un fattore coadiuvante e di supporto nella trasformazione aziendale, ma la tecnologia da sola non è sufficiente a portare a compimento una reale trasformazione.

trasformazione digitale

Trasformare un’azienda necessita di pre-condizioni indispensabili, quali la giusta cultura e il giusto approccio al cambiamento. Se una società non riconosce e non ammette che l’ostacolo principale per il presente e per il futuro della società è rappresentato da modelli e processi operativi obsoleti, da una cultura aziendale disfunzionale, e da policy che reiterano lo status quo (“abbiamo fatto sempre così”), non esistono pozioni magiche o tecnologie innovative che possano realizzare una trasformazione digitale di successo.

Metriche per la “digital transformation”

Le vere metriche che permettono ad un’organizzazione di valutare e quantificare gli sforzi e l’impatto della “digital transformation”, infatti, sono metriche che si focalizzano sulle persone – collaboratori, dipendenti e clienti – che rappresentano la vera ricchezza di qualsiasi organizzazione. 
In effetti nessuna società potrebbe mai esistere senza le persone, poiché le aziende sono scatole vuote, a meno che non creino quelle relazioni e quelle dinamiche capaci di generare valore per tutti gli attori coinvolti: dipendenti, collaboratori, clienti.
Per questo motivo, quando si pensa alla digital transformation le organizzazioni dovrebbero focalizzarsi sulla customer experience e su metriche quali CSAT (Customer Satisfaction), NPS (Net Promoter Score), CES (Customer Effort Score), turnover dei dipendenti, ROII (Return of Innovation Investment), efficienza, modelli operativi, processi interni, e relazioni con i clienti.

I mercati come conversazioni

I mercati sono conversazioni, e non è mai stato così facile come ora avere conversazioni con e relative ad aziende e prodotti: i clienti hanno oggi un nuovo potere per influenzare il valore del brand tramite conversazioni.
Ma allo stesso tempo, se le aziende colgono e sanno volgere a proprio vantaggio le conversazioni, analizzando e cercando di capire come le conversazioni sono generate, come vengono gestite dall’azienda, quali sono i canali di interazione e comunicazione attraverso i quali i clienti cercano e avviano il dialogo, le opportunità per le aziende sono enormi.
Il motivo è che, fondamentalmente, la “digital transformation” riguarda le persone.
Il motore pulsante della “digital transformation” è la generazione di valore per le persone e la creazione di relazioni che apportano valore, grazie ad una “customer experience” che delizia i clienti, attraverso processi che mettono al centro i clienti ed i dipendenti.
Questa presentazione (in lingua inglese) fornisce alcune chiavi di lettura e un insieme di metriche per aiutare le organizzazioni a capire come stanno procedendo nel proprio percorso di “digital transformation” e fornisce indicazioni su come migliorare la propria strategia di trasformazione.
Immagine: style-photographs/bigstock

Written by Patrizia Bertini · Categorized: Business Innovation · Tagged: Digital Transformation

Ott 30 2017

Innovazione, dati e migliore qualità decisionale

Maggiori investimenti in nuove tecnologie per avere più dati, generare innovazione, aumentare i risultati di business.

È una sequenza che si ritrova (o almeno si cerca) sempre più spesso nelle aziende, alimentata dalla facilità di accedere a nuovi dati, in misura esponenziale rispetto al recente passato.

La sequenza descritta non è tuttavia automatica. In altre parole, non è detto che più dati aumentino efficacia e valore delle decisioni strategiche. Non è detto che portino a innovazione o strategie di marketing efficaci.

I dati non sono risposte: rappresentano una chiave per generare domande verso scoperte inattese. Sono una specie di bussola per far emergere il potenziale manageriale e creare il futuro.

Sono una base per costruire territori, opzioni di posizionamento strategico, azioni di sviluppo e innovazione.

Per utilizzare al meglio dati e tecnologie oggi disponibili è importante migliorare la qualità di lettura dei dati, di costruire decisioni strategiche, di sperimentare, apprendere.

Innovazione

Investimenti in tecnologie? O investimenti in qualità decisionale (dunque nei manager)? O entrambi?

Non sempre i dati disponibili vengono utilizzati e non sempre producono un effettivo miglioramento della qualità decisionale.

A volte si cercano nuovi dati freneticamente: sembra che i dati siano in grado, autonomamente, di risolvere problemi o situazioni competitive altalenanti, sostituendo il manager che alla fine dovrà prendere una decisione.

Innovazione e dati: un input per creare il futuro

I dati e i nuovi algoritmi rappresentano un enorme passo in avanti per migliorare le decisioni: chiarezza, tempestività, segmentazioni, conoscenza senza precedenti sembrano benefici a portata di clic. Più dati non significa tuttavia automaticamente maggiore qualità decisionale. Quest’ultima dipende principalmente dall’uso che il manager fa dei dati. Essi rappresentano un punto di partenza, una materia grezza da cui le persone possono iniziare per costruire possibilità, decisioni più innovative.

I dati possono essere considerati come un input per le persone che si interfacciano ad essi; un input che sollecita domande e prospettive diverse. I dati hanno un valore potenziale, che deve trovare corrispondenza nel potenziale del manager che li utilizza. In questo modo possono diventare un’occasione per accedere a livelli nuovi ed inesplorati di creatività.

Può essere utile partire da “ciò che non torna”

Per un uso più efficace dei dati è utile includere quanto sembra contraddittorio o inutile: “che cosa può significare?”. Si potranno navigare nuove possibilità, a partire da un dato che in origine appariva superfluo. È importante allenarsi ad avere un approccio esplorativo, ad esempio attraverso un coaching professionale oppure gruppi aziendali di innovazione progettati e gestiti in modo idoneo per costruire opzioni, valorizzando asset, capacità aziendali e opportunità di mercato.

Questo articolo è un estratto dell’articolo completo pubblicato da Copernico Magazine. Leggilo subito!

Immagine: Rawpixel.com/bigstock

Written by Danilo · Categorized: Business Coaching, Business Innovation · Tagged: Big Data, Management Development, Marketing strategy

Lug 28 2017

Creatività, Coaching e risultati professionali

Creatività e Coaching: un binomio sempre più importante e dai risultati ad alto impatto per manager, executive, professionisti, talenti, imprenditori. La creatività è un’abilità sempre più decisiva per queste figure professionali.

Essere più creativi richiede di allenare determinate abilità e atteggiamenti di fronte a sfide, problemi, obiettivi.

Richiede allenamento concreto, che accenda intuizioni e possibilità, migliorando l’utilizzo delle capacità individuali, ed andando oltre alcune abitudini limitanti.

È importante adottare un approccio esplorativo. L’attitudine​ creativa può essere messa in campo di fronte a molte situazioni. È importante avere apertura, flessibilità, spazio per accogliere contenuti, idee anche apparentemente lontane tra loro o da un’applicazione immediata. Si tratta di un’attitudine esplorativa, che si esprime nell’incontro​ tra un soggetto (o un gruppo di persone, un team) ed una situazione che richiede una soluzione nuova e fattibile.

Creatività e Coaching: allenamento e domande

Creatività richiede maggiore consapevolezza​ delle modalità con le quali si affrontano le situazioni. Richiede anche la volontà e l’impegno a metter in gioco le proprie risorse e capacità.

Un Business Coach (o un Executive Coach) può aiutare a far decollare il potenziale individuale, che può prendere forma, ad esempio, attraverso maggiore creatività. È possibile infatti allenarsi nella quotidianità o in contesti come quello di Coaching.

creatività e coaching

Una modalità utile è quella di porsi alcuni tipi di domande. Queste ultime aiutano a riconoscere, ed evitare, alcune “trappole”, schemi abitudinari di interpretazione, azione o risposta. Aiutano ad aumentare l’abilità di trovare soluzioni creative ad un numero crescente di situazioni. Ad esempio:

  • Mappa: “Qual è il problema?” “Che cosa sto cercando di risolvere?” Definisci in modo preciso la questione che richiede una soluzione creativa. Si tratta di scegliere in modo deliberato e focalizzato la direzione, l’obiettivo, la meta verso cui si punta come individuo o come team
  • Formulazione e riformulazione: “Che cosa sto dando per scontato nel definire la situazione in questo modo? Come potrei rileggerla?” Modificare la chiave di lettura di una situazione può aprire aree di ingresso per soluzioni nuove.

Leggi l’articolo completo pubblicato sul sito di Copernico Magazine!

Immagine: ssuaphoto/bigstock.com

Written by Danilo · Categorized: Business Coaching, Business Innovation · Tagged: Pensiero Creativo, Team Coaching

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